Ricerca sulla Settimana Santa e sulla Pasqua sestese
Sa Cida Santa e sa Pasca Manna sestesas
A cura dei volontari del Servizio Civile Universale della Pro Loco di Sestu
In Sardegna, la settimana prima della Pasqua è sempre stata un momento di grande significato mistico e rituale. Ancora oggi, nelle diverse comunità isolane, questo periodo è vissuto con fervore festivo e profonda devozione. Sa Xida o Cida Santa, chiamata così nella lingua sarda campidanese, rappresenta un evento che coinvolge molti abitanti dell'isola in un'atmosfera carica di religiosità e misticismo. Per i sardi, la Pasqua di Resurrezione è nota come Pasca Manna, ovvero Pasqua Grande, per distinguerla dalla Pasqua Piccola, il Natale, chiamata Paschixedda. Le principali tradizioni religiose in Sardegna includono le processioni dei Misteri e della Vergine Addolorata, i commoventi riti della deposizione di Gesù dalla croce, noti come Su Scravamentu, e l'incontro tra le statue di Cristo risorto e della Madonna per le vie dei paesi, conosciuto come S'Incontru.
La Settimana Santa a Sestu
Anche a Sestu, le celebrazioni tradizionali durante la Settimana Santa e la Pasqua sono piuttosto simili a quelle presenti negli altri paesi sardi, anche se nel corso del tempo alcune consuetudini, ancora in uso fino alla prima metà del Novecento, sono andate scomparendo. Le cerimonie rituali di questo periodo sono ben documentate dalle fonti d'archivio fin dalla metà del Seicento, e le testimonianze significative continuano ad essere presenti anche nel Settecento e nell'Ottocento.
La Domenica delle Palme o Dominigu de is Pramas
Come è risaputo, la Domenica delle Palme segna tradizionalmente l'inizio delle celebrazioni della Settimana Santa, una pratica che continua ancora oggi. Fino alla metà del secolo scorso, le cerimonie di questa giornata si concentravano principalmente sulla benedizione delle palme e sull'esecuzione di una rappresentazione paraliturgica nota come "Atollinate Portas". Era consuetudine, e lo è ancora oggi, che ogni famiglia procurasse una palma, più o meno elaborata, o un ramoscello di palma intrecciato con uno di ulivo, per poi recarsi in Piazza San Salvatore per la benedizione, dove il sacerdote utilizzava una palma più grande, chiamata "Su Pàssiu", che serviva anche come bastone pastorale per le cerimonie pasquali. Dopo la benedizione, c'era una breve processione per le strade del paese, seguita dall'Attollinate Portas, guidata dal sacerdote con Su Pàssiu, la Confraternita del Rosario e i fedeli con i rami benedetti, prima di rientrare in chiesa. Qui, le palme rimanenti venivano distribuite e la messa iniziava, con i fedeli che intrecciavano le foglie per creare dei ciondoli portafortuna chiamati "sa fromighedda". Oggi, la benedizione delle palme e degli ulivi si svolge quasi contemporaneamente nelle due parrocchie di Parti 'e Susu e Parti 'e Jossu. Le celebrazioni legate alla chiesa di San Giorgio Martire si tengono ancora in Piazza San Salvatore, mentre quelle legate alla Madonna delle Grazie hanno luogo in Piazza Baden Powell.
Il Giovedì Santo o Giòbia Santa
Nei tre giorni successivi alla Domenica delle Palme a Sestu non si osservano particolari tradizioni, anche se in passato, nel lunedì, martedì e mercoledì mattina si cantavano le lodi e la sera si svolgevano i vespri, durante i quali veniva adorato il Santissimo Sacramento in preparazione al Giovedì Santo. Questi primi tre giorni della Settimana Santa, come ancora oggi, segnavano la conclusione del periodo quaresimale e trascorrevano senza celebrazioni di rilievo. Durante questi giorni, molte persone si dedicavano alle Allichididuras de Pasca, che includevano la pulizia generale della casa e la pitturazione dei muri della cucina e del camino come segno di purificazione. Il Giovedì Santo segnava l'inizio delle rappresentazioni liturgiche e sceniche più caratteristiche della Settimana Santa, e molti fedeli interrompevano il lavoro nei campi e nelle botteghe per partecipare più attivamente ai riti pasquali. Una consuetudine ancora rispettata oggi prevedeva la preparazione di un Sepolcro nella chiesa parrocchiale, noto come "su Monumentu" o "Morimentu", decorato con lenzuola ricamate, copriletti di cotone bianco e tessuti tradizionali sardi. Questo Sepolcro ospitava la statua del Cristo morto, circondata da fiori, candele e vasi di nenniris (piantine di grano o legumi), ornati di nastri e carta colorata, insieme a piccole croci fatte a mano come segno di lutto aggiuntivo. Oggi, si continua a preparare il Monumento, dove la sera viene esposto solo il Santissimo Sacramento, che rimane in adorazione fino al Venerdì Santo, mentre la statua del Cristo morto non viene più deposta nel Sepolcro come un tempo.
Il Venerdì Santo o Cenàbara Santa
Dopo la morte, la statua raffigurante il corpo di Gesù rimaneva posata nel Sepolcro dalla sera del Giovedì Santo fino al mattino del Venerdì Santo. Durante la mattina, si svolgeva la processione della Via Crucis, con partenza alle 8 accompagnata dai membri della Confraternita del Santissimo Rosario, che portavano con sé una grande matracca dentata completamente di legno, che facevano roteare di tanto in tanto lungo il percorso. Dopo il ritorno della processione in chiesa, si celebrava la messa con il predicatore che pronunciava il suo sermone dal pulpito. Al termine della predica, il corpo di Cristo veniva appeso a una grande croce tra la cappella di San Gemiliano, dove si trovava il Sepolcro, e quella di San Francesco, seguito dall'ora di adorazione. Nel primo pomeriggio, dopo la pausa pranzo, riprendevano le celebrazioni con il rito della deposizione del Cristo Morto, noto come Su Sravamentu, dalla grande croce dove era stato appeso precedentemente. Questa croce, tradizionalmente eretta su un palco vicino al Monumento, era accessibile tramite due scale collocate una di fronte all'altra. La rappresentazione liturgica del Su Sravamentu era molto significativa per la comunità, che partecipava numerosa dopo essere stata avvisata dai ragazzi che suonavano matraccas e istrocciarranas. Questo rito è stato praticato fino alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso. Successivamente, dopo la predica, iniziava la processione del Cristo Morto, annunciata alla popolazione dai ragazzi con il mottòriu, il suono delle tzaccareddas, matraccas e istrocciarranas che riecheggiavano nell'aria.
Il Sabato Santo o Sàbudu Santu
Diverse credenze superstiziose, come ad esempio l'associazione dei cinque grani alle cinque piaghe della Passione, sono cadute in disuso nel tempo. Dopo la riforma liturgica del 1955, i cerimoniali religiosi del Sabato Santo hanno subito modifiche significative. Attualmente, le celebrazioni della Resurrezione non avvengono più al mattino come in passato, ma a mezzanotte in punto, dopo la cosiddetta Veglia Pasquale, durante la quale il sacerdote, nel buio, compie una benedizione semplificata del fuoco e dell'acqua. Successivamente, dopo l'accensione e l'inserimento dei cinque grani nel Cero pasquale, il sacerdote rientra in chiesa seguito dai fedeli con una candela accesa. A quel punto, dopo l'iniziale spegnimento delle luci, la chiesa viene nuovamente illuminata e inizia la messa pasquale, che oggi include anche l'amministrazione dei battesimi. Infine, al suono del Gloria, come avveniva in passato, il Cristo risorto fa il suo trionfale ingresso in chiesa.
Domenica di Pasqua o Dominigu de Pasca Manna
Secondo un'antica tradizione, la Domenica di Pasqua al mattino, prima della messa solenne, si svolge la consueta processione che commemora l'incontro tra Gesù Risorto e la Madonna. Questo rito, noto come "s'Incontru", in passato avveniva con entrambe le processioni che accompagnavano rispettivamente i simulacri del Redentore e della Vergine, con alcune differenze rispetto a oggi. Il corteo con la statua di Gesù partiva dalla chiesa parrocchiale di San Giorgio ed era composto da uomini guidati dal sacerdote. L'altro corteo con la Madonna, invece, partiva dall'Oratorio della Confraternita del Rosario ed era formato principalmente da donne, con l'eccezione di quattro confratelli che portavano il simulacro vestito a lutto. Le donne delle altre associazioni religiose e i bambini, vestiti da angioletti, facevano parte di questo secondo gruppo. Prima di incontrarsi nel luogo prestabilito, le due processioni seguivano percorsi diversi. Quando si avvicinavano, i portatori del simulacro della Madonna facevano tre inchini simulando delle genuflessioni, mentre quelli del simulacro di Cristo facevano lo stesso. Quando le due statue si incontravano, si univano in un unico corteo e il manto da lutto veniva rimosso dalla Madonna. Le campane suonavano a festa e si sparavano razzi e granate per celebrare l'evento. Dopo l'incontro, il corteo, con il Redentore e la Madonna, tornava in chiesa San Giorgio per la messa solenne. Era consuetudine per uomini e donne indossare abiti nuovi o i più belli per partecipare alla processione e alla messa pasquale. Dopo la messa, la gente si scambiava gli auguri e si godeva un rinfresco con dolci e vini pregiati. Questa tradizione è stata abbandonata nei primi anni Settanta con la scomparsa della Confraternita del Rosario. Dopo giorni di digiuno e penitenza quaresimale, le famiglie si riunivano per un abbondante pranzo pasquale, mentre i giovani riprendevano i balli interrotti durante la Quaresima. Oggi, alcune tradizioni pasquali non esistono più, come i balli, e alcune parti del rito dell'incontro hanno subito modifiche. La processione si svolge esclusivamente al centro del paese e i simulacri vengono cambiati annualmente tra le due parrocchie. La tradizione di sparare razzi e colpi di fucile, tuttavia, continua.